Omaggio ad Enzo Mari

19 Ottobre 2020

Lunedì 19 ottobre 2020 ci ha lasciato Enzo Mari tra i più grandi designer italiani del Novecento nonché docente storico dell’ISIA di Firenze. A partire dagli anni ’80, infatti, Mari persegue il suo obiettivo didattico con un “laboratorio di design” nel quale gli studenti dell’ISIA affrontano tematiche di impegno sociale e di riflessione filosofica, che mirano a coniugare forma e significato. Un contributo fondamentale, quello di Mari che, insieme ad altri progettisti come Gilberto Corretti, Jonathan De Pas, Vittorio Bozzoli e Aurelio Porro rinnovano all’interno del’Istituto il rapporto tra la scuola e il mondo della produzione, sollecitando gli studenti ad una attenta analisi del reale.

In suo ricordo il testo estratto da “L’identità molteplice. Percorsi per una didattica del design” di Giuseppe Furlanis in Design qualità e valore, edito da Gangemi.

Il tema della qualità, oltre ad essere un costante obiettivo della ricerca didattica, si è configurato all’interno dei corsi dell’ISIA come l’oggetto di un continuo e vivace confronto tra le diverse filosofie progettuali, confronto teso a contestualizzare tale concetto nella contemporaneità.

Va riconosciuto soprattutto a Enzo Mari il merito di aver posto, anche da un punto di vista teorico, questo tema al centro del suo insegnamento. Se in Deganello, e in parte anche in Hosoe, la qualità è intesa come il prodotto di ibridazioni culturali e trova visibilità nella semantizzazione dell’oggetto, in Mari questa è sempre cercata, più che nei risultati progettuali nella coerenza dei processi metodologici. Nel suo pensiero il progetto non è mai inteso come un momento conclusivo, bensì come la cristallizzazione di una fase di un percorso di ricerca ininterrotto. La qualità quindi è stata sempre concepita, all’interno dei suoi corsi, come il prodotto di una processualità articolata e complessa che implica la partecipazione diretta o indiretta di più attori con competenze diverse. La forma deve assumere, per esprimere qualità, un carattere pregnante, una forza semantica che si produce eliminando ciò che è ridondante a favore di una essenzialità densa di significati. Così come nel Movimento Moderno il progetto assumeva un evidente carattere epistemologico, in Mari esso esprime sempre una relazione con la conoscenza e manifesta, attraverso la forma, un universo cognitivo. A tal fine Mari addestra gli studenti a valutare il gradiente estetico mettendo a confronto più modelli con leggere differenze di forma, di dimensione e di proporzione; un atteggiamento questo che riconosce alle capacità intuitive e percettive un importante ruolo nell’individuazione dei contenuti estetici. Per attrezzare gli studenti alla comprensione di questi contenuti egli li invita a scegliere e studiare le opere dei grandi maestri dell’arte, perché secondo la sua visione solo lo studio dei capolavori permette di avvicinarsi alla qualità. Nei suoi corsi la ricerca di un linguaggio preciso trova riflesso nell’attenzione meticolosa alla forma, nella definizione accurata di ogni dettaglio, nella scelta dei materiali più coerenti ai fini. Un atteggiamento didattico che ci ricorda, spostandoci in ambito letterario, l’insegnamento di Italo Calvino quando, nelle sue Lezioni americane, prende a simbolo Paul Valery, poeta del rigore, per esprimere come lo spirito umano si valorizzi sempre nelle forme linguistiche più esatte e rigorose. Così come è in Calvino, anche in Mari la purezza formale è affermazione ideologica. Per Mari, come anche per Valery, la qualità formale esprime una qualità morale. La ricerca che ha meglio espresso, all’interno dei corsi dell’ISIA, la concezione didattica di Mari, è stata sicuramente quella finalizzata alla progettazione e alla realizzazione di oggetti per ciechi, sviluppata in più anni di corso e oggetto di più tesi. Un lavoro di ricerca non limitato alla realizzazione di strumenti e prodotti editoriali innovativi da un punto di vista tipologico e funzionale, ma orientato ad elaborare uno studio originale, con adeguati supporti scientifici, sulle componenti cognitive ed estetiche della percezione tattile. Percezione questa che assume una particolare rilevanza nei non vedenti.

Per Mari un’ideale scuola di design deve fondarsi sulle fondamentali discipline del sapere relative agli ambiti dell’arte, della scienza, del sistema socio-economico. In questo suo modello didattico la progettazione non dovrebbe mai configurarsi come una materia d’insegnamento vera e propria ma come un laboratorio dove lo studente, senza alcuna imposizione e valutazione, possa liberamente sviluppare la propria intelligenza progettuale: accezione linguistica, questa, che Mari preferisce all’abusato termine di creatività. Nei corsi da lui tenuti con Aurelio Porro, anziché proporre nuovi progetti, è stato più volte chiesto agli studenti di sviluppare una riflessione critica sull’identità e sulla qualità di oggetti  esistenti avendo quale riferimento tre orizzonti culturali: quello della descrizione della natura (la scienza), quello dei linguaggi e dell’espressività (l’arte) e quello relativo al sistema sociale ed economico-produttivo (i rapporti di produzione).

Nei progetti degli studenti e nelle tesi seguite da Mari e da Porro, la qualità è stata sempre intesa come prodotto di un coerente e rigoroso percorso metodologico che spesso ha trovato negli archetipi della cultura materiale le proprie radici tipologico-formali. Va però osservato che, sebbene alla base della ricerca degli studenti non si siano state poste mai ragioni puramente estetiche, la meticolosa attenzione mantenuta nei confronti dei risultati formali li ha portati a realizzare prodotti di elevato contenuto estetico-formale, come nel caso dei progetti di Paolo Ulian, pubblicati su numerose riviste di design per la loro essenzialità poetica. Il contributo di Mari alla didattica dell’ISIA è andato ben oltre l’attività di insegnamento, configurandosi come una vera e propria coscienza critica. Le sue osservazioni sul design e sulla didattica, più volte espresse negli incontri con gli studenti e con i docenti, sono contenute nel suo libro Progetto e passione edito da Bompiani.