Un genere di Abbecedario

Di Camilla Bati, Alessia Izzo, Serena Morandi
#Biennio
#Tesi
#DesignDellaComunicazione

Ventuno parole che esistono da oggi per raccontare storie che esistono da sempre: una raccolta di parole nuove, accompagnate da racconti e illustrazioni, per dare un nome alla rinascita dopo il dolore.

  • Studentesse: Camilla Bati, Alessia Izzo, Serena Morandi
  • Tesi: di II Livello in Design della Comunicazione
  • Anno Accademico: 2017/2018
  • Relatore: Massimo Alvito
  • Correlatrici esterne: prof.ssa Elisabetta Benucci, prof.ssa Raffaella Setti

La pubblicazione, output principale del progetto di tesi, oltre ad essere stata presentata in diverse occasioni, è stata selezionata per il festival “L’eredità delle donne” 2019 con la direzione artistica di Serena Dandini.

Il volume "Un genere di Abbecedario"

Il progetto usa il linguaggio per creare e diffondere neologismi capaci di accompagnare il racconto di sé nelle fasi post-traumatiche. Lo scopo di questo lavoro è apportare un contributo al dibattito esistente sull’utilizzo della parola nell’articolazione di un pensiero. Perché conoscere le giuste parole per pensare il mondo può avere conseguenze nel modo di interpretarlo.

La ricerca si concretizza in un prodotto editoriale dal titolo “Un genere di abbecedario. Ventuno parole che esistono da oggi per raccontare storie che esistono da sempre”, che ha come tema il dolore ma soprattutto la rinascita femminile, e mette in luce la complessa e sfocata dimensione che segue il momento del trauma. Il progetto affronta le implicazioni di violenze psicologiche, fisiche e sessuali, di stalking, di aborto, di infertilità, di sieropositività e di alcune patologie invalidanti e impattanti in modo particolare sulla vita delle donne.

Sono ventuno le donne che hanno raccontato i loro strappi emotivi: storie di sofferenza, cambiamento e accettazione. E ventuno sono anche le nuove parole per parlare della loro rinascita. Parole che prendono forma attraverso definizioni, racconti e illustrazioni. Lo scopo è cercare di dare attraverso il linguaggio un supporto che la terminologia tecnica/scientifica a volte nega, soprattutto in quei canali dove trovare le giuste parole per parlare di sé è fondamentale per superare il dolore.